Grunge e' stato, piu' che altro, il nome "commerciale" dato dai media ad un insieme di stili musicali diversi maturati nel cuore di una città, Seattle, che diviene simbolo dell'alternativa americana.
Seattle e' una citta' vivibilissima ma freddina e piovosa. Circola voce che sia per questo che i ragazzi si trovino cosi' spesso a suonare invece di uscire a giocare a football. La camicia di flanella da boscaiolo non e' una moda: e' una necessita'.
"Seattle? Ah, si! Camicie di flanella, distorsore a fondo scala, Nirvana.... ":
è così, con questo che si identifica l'identikit del popolo del Grunge.
Dal punto di vista musicale e' sempre stata, Seattle,molto feconda: non deve essere un caso che sia anche la città natale di Jimi Hendrix.
Siamo alla metà degli anni '80 e la scena dei piccoli club comincia ad essere in fermento.
Diverse band, radicate nel punk ma con un occhio rivolto all' hard rock e alla psichedelia, suonano, davanti ad un numero sempre maggiore di fans accaniti.
C'è una cosa che le accomuna tutte, la passione vera e profonda per la musica.
Nasce la moda dello stage diving (pratica di salire sul palco e tuffarsi sul pubblico), dei torsi nudi sul palco.
Uno dei primi gruppi ad impersonare appieno questo nuovo mondo sono i "Green River", seguiti a ruota dagli "Screaming Trees" di Mark Lanegan .
I primi si distinguono per il carisma del cantante Mark Arm, chitarre dalle sonorita' abrasive e testi abbastanza... diretti.
Oggi si può trovare ristampato a prezzo ridotto il cd "Dry As A Bone / Rehab Doll" (SubPop, 1988) che raccoglie i due Ep piu' significativi della band.
Presto le strade dei componenti dei Green River si separano: Stone Gossard e Jeff Ament (chitarra e basso),
si scontrano con la personalita' del cantante, Mark Arm, meno incline a compromessi.
Quest' ultimo recluta nuovi amici e forma i "Mudhoney" che, con "SuperFuzz BigMuff" (SubPop, 1988; prezzo ridotto) e una manciata di singoli, gettano le basi del distintivo suono SubPop, l'etichetta principale del fenomeno Seattle.
E sono proprio loro a introdurre, per la prima volta, la parola "Grunge".
I citati Screaming Trees, che suonano all' epoca per la SST, propongono invece un rock contaminato da psichedelia e chitarre dal suono acido. La distintiva voce, bassa, un pò rauca ma melodica, di Mark Lanegan, cresce a ritmi vertiginosi. La raccolta "The SST Years 1985-1989" basta a dare un' idea di loro in quel periodo.
Intanto, su un fronte leggermente piu' "metal" (ma non troppo), Chris Cornell si fa conoscere con i suoi "Soundgarden". Chitarre scure, accordature aperte e tessiture armoniche particolari
portano una ventata di aria fresca in un genere che molti davano gia' per spacciato. Senza contare che Cornell e' una vero animale da palcoscenico.
Dei Soundgarden di questo periodo, da avere assolutamente, c'e' "UltraMega Ok" (SST, 1988).
Tra i gruppi interessanti di questo genere, ci sono da segnalare sicuramente anche i "Melvins", (dal suono molto grosso e distorto; un titolo: "Ozna") e i "Tad" da sempre citati come una formazione proto-grunge (un titolo: "Salt Lick").
Sempre per SubPop, un gruppo di Aberdeen, il cui cantante e' un accanito fan dei Melvins (per poterli seguire dal vivo si offre come rookie), registra, per la strabiliante cifra di 600 dollari (!), un disco prodotto da Jack Endino:
sono i "Nirvana" di "Bleach" (SubPop, 1989; prezzo ridotto).
Suono parecchio sporco, echi di metal e punk americano, uso intensivo di strofe dal suono pesante legate a ritornelli piuttosto melodici.
Ament, Gossard e Bruce Fairweather, dei disciolti Green River, assoldato il cantante Andrew Wood, hanno nel frattempo formato i "Mother Love Bone". Il loro rock, allontanatosi dalle atmosfere post-punk, sebbene distintivo, e' molto più apprezzabile rispetto a quello di altre band.
Registrano inizialmente un Ep, e poi abbastanza canzoni per un disco completo, da citare le prestazioni dal vivo del cantante che diventano presto rinomate.
Purtroppo, al momento di dare alle stampe il loro primo album "Stardog Champion", Andrew Wood muore per overdose.
In commercio c'e' un doppio CD (Polydor 1992, ma le registrazioni vanno dall'89 al 90) che raccoglie anche l' ep pubblicato precedentemente, "Shine".
La morte di Wood lascia una grossa ferita (il primo tragico sacrificio: lode a te Andrew!), soprattutto nell' amico (e coinquilino) Chris Cornell che, di getto, butta giu' due testi fantastici: "Say Hello 2 Heaven" e "Reach Down".
Stone Gossard e Jeff Ament si offrono di suonarle. Assieme a Matt Cameron (Soundgarden), Mike McReady, e un (all'epoca) sconosciuto singer di San Diego, Eddie Vedder, Cornell da vita ai "Temple of The Dog" , nome preso da un verso di una canzone di Wood.
Il progetto riesce così perfettamente, e l'amalgama fra i ragazzi è così sincera, che, dai due pezzi originari, si sviluppa il materiale per un album completo, "Temple Of The Dog" (Epic, 1990), di fattura eccezionale, forse il manifesto del genere o, perlomeno, una consacrazione. Qui i richiami ai Led Zeppelin e al rock anni '70 sono ben fusi al nuovo stile degi anni '90, creando un suono davvero eccezionale.
Su tutto l'ineguagliabile voce del cantante dei Soundgarden che, con la sua prodigiosa estensione, fa da contraltare all' hendrixiana chitarra di McReady.
Quando poi tutto si mischia al calore e all'espressività della voce di Vedder si raggiunge davvero l'apice, su tutto esempio lampante ne è "Hunger Strike".
Parallelamente si porta sulla scena un'altra grande band: il sound é particolare, sui
modelli dell'alternative rock, ma molto caldo e travolgente, e costantemente animato
dai caratteristici soli blues e riff metallici del chitarrista Jerry Cantrell: sono
gli "Alice In Chains", che esordiscono con "Facelift", nel 1990.
Ma per il grunge è il 1991 ad essere l'anno più impressionante. I Mudhoney sfornano un altro grande album, "Every Good Boy Deserves Fudge", i Soundgarden si portano alla ribalta con "Bad Motor Finger", gli Screaming Trees, gli Alice in chains... ma tuttavia gli eventi più importanti sono altri due:
Questa nuova "moda" del Grunge, portato dal boom soprattutto dei Nirvana, fa nascere degli interrogativi:
quale è il vero messaggio di questi ragazzi?; cosa hanno da dire?.
Tutto, poi si vedrà, ha dato alito a discussioni importanti, lasciando irrisolte tante di quelle domande
su un fenomeno comunque fulminante.
Tutto viene però globalizzato, sottinteso, svalutato, emarginato dalle sue cause primordiali e dagli scopi prioritari.
Questa scena del tutto spontanea e genuina, verrà presa e manovrata a piacimento loro, quindi, dalle major discografiche,
che faranno di questo movimento puro business.
Ciò che fra queste "etichette" si può accettare é comunque solo quella di considerare
Grunge come sinonimo di Seattle.
Ormai tutti i riflettori sono puntati su Seattle.
Su questa scia, gli Alice in Chains pubblicano, dopo "Facelift" (Epic) del '90, il loro disco piu' significativo: "Dirt" (Epic, 1991). In questo album vengono mescolati metal, chitarre dal timbro "grasso" e scuro (accordate quasi sempre in Dropped D, un accordatura dal suono particolare), melodie e testi depressivi quanto basta.
Nel cantato Layne Stanley sovraincide sulla sua voce un' altra linea melodica parallela creando un timbro distintivo molto caratteristico.
Il solo singolo "Would?" vale l' acquisto dell'intero album.
Se Nevermind spazia nel punk rock, "Uncle Anesthesia" degli Screaming Trees (1991, Prezzo ridotto) e' un capolavoro di psichedelia anni '90. I pezzi trascinanti e la voce di Lanegan, che e' ormai arrivato a controllare con maestria la sue doti vocali, lo rendono uno dei dischi piu' emozionanti dell'anno.
Piccola curiosità: il disco e' prodotto da Chris Cornell dei Soundgarden.
E, a proposito di Soundgarden, esce nel 1991 "Badmotorfinger" (A&M), che li consacra definitivamente nel firmamento dei gruppi migliori del decennio.
Il suono, rispetto a dischi precedenti, si e' fatto ancora piu' raffinato e gli intrecci armonici hanno raggiunto un fantastico equilibrio tra originalita' e perfezione formale. Per non parlare della voce di Cornell, che spazia tra una ottava e l'altra con una semplicita' sconfortante ("Jesus Christ Pose" è un esempio).
Le cifre da capogiro che improvvisamente cominciano a circolare nelle tasche delle major fanno si che nei due anni successivi l'unica preoccupazione dei discografici sia quella di trovare, nei dintorni di Seattle, i nuovi Nirvana. Molte etichette (Sub Pop tra queste, anche se in realta' sta tentando semplicemente di sopravvivere), sfornano un' incontrollata serie di dischi di band sconosciute, in genere di qualita' piuttosto bassa, destinate ad essere dimenticate di li' a poco. Gli operatori di moda cominciano a presentare collezioni che presentano molti riferimenti al grunge: vestiti dall' aspetto semi-logoro, flanelle a quadri, abiti oversize. Giacche e pantaloni di seconda mano, tipico abbigliamento di molte band, adesso costano quasi piu' che capi nuovi.
Anche il cinema guarda con interesse a Seattle. Nel 1992 esce nelle sale un film dal
titolo "Singles".
La pellicola non e' certo un capolavoro ma e' comunque gradevole: tratta, in sostanza, di
leggere storie d'amore che si snodano nella Emerald City.
Le cose interessanti del film sono pero' una sfiziosa "fotografia" dell' ambiente e della
moda in voga a Seattle e, soprattutto, la colonna sonora che si avvale di inediti di
Pearl Jam, Chris Cornell, Mudhoney, Soundgarden, Smashing Pumpkins, e pezzi di
Screaming Trees, Alice in Chains, Hendrix, Mother Love Bone: "Singles O.S.T", Epic 1992.
E' divertente vedere, mischiati tra gli attori, i Pearl Jam (nel film la band di Matt Dillon),
Cornell, brevi inserti dal vivo di Soundgarden ed Alice in Chains, membri dei Tad, ecc.
Di lì a poco però, nell'eccitazione generale degli eventi, qualcosa comincierà a scaturire dalle menti di questi artisti.
I gruppi che hanno contribuito all' esplosione del genere si accorgono ben presto che lo showbiz
li sta risucchiando in un vortice dal quale, sentono, e' difficile uscire.
Tutti, in un modo o nell'altro, avvertono la necessita' di deviare presto da questa rotta.
I Soundgarden sfoderano "Superunknown" (A&M), un doppio lp (vinile trasparente nelle prime copie)
dove le sonorita' piu' dure si stemperano a favore di una scrittura piu' melodica.
Se la grinta che li contraddistingueva non manca, perle come "Black Hole Sun" e "Fell on black days" mostrano un lato inaspettato e godibilissimo del gruppo.
Non e' da meno il nuovo lavoro dei Pearl Jam "Vs." (Epic, 1993).
L'arrivo del nuovo batterista Dave Abbruzzese inserisce una marcia in piu' nel motore
ritmico della band e Vedder esplora ancora piu' a fondo l'estensione della sua voce.
Forse meno "fresco" del precedente "Ten", e' sicuramente un disco piu' maturo.
I Nirvana, con "In Utero" (Geffen, 1993), scelgono come produttore Steve Albini,
e il suono si fa duro e tagliente. E' un disco sicuramente piu' ostico di "Nevermind".
Il titolo originale ("I hate myself and I want to die", poi abbandonato) la dice lunga sul
clima che regna nella registrazione. Cobain, che non e' piu' in grado di controllare
il suo successo, avverte in maniera insopportabile la pressione che il mondo della
musica sta esercitando su di lui.
Col senno di poi e' facile notare, nelle tracce, questo atteggiamento di insofferenza
e di depressione dalle conseguenze che, in fondo, non saranno nemmeno inaspettate.
Il periodo d'oro del grunge puo' considerarsi concluso in una data precisa: quella del 5 aprile 1994.
Kurt Cobain e' un uomo a pezzi che non riesce piu' sopportare la responsabilita' che il successo comporta. Lo si vede anche nei concerti dove la carica detonante delle prime apparizioni sembra ormai stemperata e tutto diventa una routine: per chi ha la possibilita' di vederlo il Live and Loud di MTV e' lampante.
Nonostante tutto riesce a registrare l'ormai mitico "MTV Unplugged in New York", pubblicato in CD l'anno successivo, dove i Nirvana ripropongono molti dei loro pezzi in chiave acustica che ne risalta, se ce ne fosse stato bisogno, la qualita' delle canzoni.
Il peso di sentirsi, prima che un artista, un simbolo e' per lui troppo forte e l'unica via di uscita che puo' intravedere e quella di privarci del suo genio.
Nelle poche parole che lascia c'e' la frase di una canzone di Neil Young, quel "it's better to burn out than to fade away" ("meglio bruciarsi che spegnersi lentamente" tratto da "Hey Hey, My My") che riassume, nell' immaginario collettivo, tutta la storia del rock. E come al solito, in questi sventurati casi, morto l'uomo ne nasce la leggenda.
Se gia' lo stesso Cobain soleva indossare magliette con la scritta "Grunge is dead", in opposizione all'immenso clamore suscitato, il suo suicidio rappresenta un colpo di spugna quasi definitivo.
La
via gia' intrapresa dalle varie band per allontanarsi dai cliche' imposti, prende una piega ancora piu' forte.
I successivi lavori dei Pearl Jam ad esempio suonano in maniera abbastanza diversa dai precedenti "Ten" e "Vs.".
L'energia e la rabbia sembrano tutte incanalate alla ricerca di strade nuove, in modo più costruttivo.
Anche tra le molte ballads di "Vitalogy" (Epic, 1994) e negli stupendi arrangiamenti del
successivo "No Code" (Epic 1996)
però il Seattle Sound riaffiora guardingo: è
uno stile più vicino al grunde Neil Young, primate del genere.
Con lui peraltro i Pearl Jam accettano il ruolo di band di supporto e incidono
l'ottimo "Mirrorball" (Reprise 1995).
Fioccano inoltre le collaborazioni esterne: mentre Stone Gossard va alla ricerca, con la
formazione parallela dei Brad, di suoni quasi R&B,
Mike McCready assieme a Layne Stanley degli Alice in Chains e Barrett Martin degli
Screaming Trees da vita ai "Mad Season".
Con "Above" (Columbia, 1995) ritroviamo in parte quelle sonorita' straordinariamente
anni '70 che tanto avevano affascinato nei Temple of The Dog.
La chitarra e' registrata in modo piuttosto sporco, la voce di Stanley suona acida,
le melodie dure ma con un
fondo meravigliosamente malinonico, tanto malinconico da sembrare un addio al Grunge.
Ospite in due canzoni di "Above" è anche Mark Lanegan.
Il cantante degli Screaming Trees aveva gia' provato due anni prima ad intraprendere la via
solista con risultati apprezzabili: "Whiskey for the Holy Ghost" (Sub Pop, 1993) che mette da
parte la durezza delle origini del suono di Seattle. Chitarre acustiche a profusione,
la voce dolorosamente profonda e sporca di Lanegan ne fanno uno dei dischi da avere.
Chi invece non abbandona la linea sono i soliti Mudhoney che continuano a pubblicare
dischi della stessa ruvidezza di prima anche ad anni di distanza, come in "Tomorrow hit today".
Mark Arm continua ad avere il suo pubblico fedele e i concerti sono sempre all'insegna del pogo selvaggio.
Del 1995 è pure l'omonimo "Alice in Chains", ricco di atmosfere paranoiche-depressive, ricco di una malinconia
che sembra il lamento di un funerale, ancor più di quanto visto nei Mad Season:
E' il destino del Grunge, il suo declino, lento ma inesorabile,
forse solamente la rassegnazione data dalla consapevolezza che
il massiccio turbinio di emozioni scaturite negli anni precedenti, che tale fragore, non sia stata altro che un'altra
delle tante amare illusioni...
Disillusione che rieccheggia anche nei Soundgarden di "Down On The Upside",
che sancisce di fatto l'ultima loro voce di un capitolo fondamentale della musica.
E' l'addio di chi ha fatto grande sè e un mondo, di chi conquistato il trono
depone la spada ma non cede lo scettro, che abdica alla fine di un impero ormai travolto
da barbarie.
E' questo il perenne senso di suspence che l'album instaura all'ascolto,
una enorme dose di desolazione, scalfita forse solo da un tenue ricordo malinconico
Indimenticabile l'ultimo pezzo che segna forse la fine di un'epoca.
Si abbassa il sipario...
Di Seattle rimane il sogno, e come una città abbandonata, restano solo macerie di quello che fu,
tutto finisce, tutto rinasce.
Una piccola luce nell'oscurità nuova che avvolge il Grunge arriva nel 1998 con "Yield" dei Pearl Jam,
che chiusi in un silenzio quasi luttuoso, riescono a creare delle perle di puro suono che galoppa cavalcando indietro nei
meandri di quello che fu il grande temporale.
Grandissimo album, che sembra una resurrezione, e i maligni citano come riesumazione, del vero rock di Seattle...
Si fa ancora più profondo il messaggio, più evoluto e maturo che mai, la musica, i testi...
E' ormai sconfitto il nemico che ha cercato di fagocitare la scena,
è ormai lontano lo spettro di Kurt, e quella forza che voleva attrarre a sè tutto è svanita,
crollata su se stessa, implosa, inghiottita dal grande buco nero della sua cupidigia.
E questa atmosfera siderale vi è tutta in Binaural, album forse meno deciso degli altri,
ma di indubbio valore, non fosse altro che ultimo e unico testimone di fasti passati,
come un cavaliere eterno che percorre una metropoli moderna, stupito e deluso allo stesso modo,
ma comunque con la voglia di non farsi soppraffare.
Ma gli eredi di quello che è stato il grunge non appartengono più a
Seattle.
C'e' una moltitudine di band che ha imparato la lezione
(in molti casi scopiazzando in maniera discutibile, Stone Temple Pilots
in testa seguiti dagli australiani Silverchair, giusto per fare due
nomi importanti) e con piu' o meno coraggio e maestria tenta di proporre la propria via.
Gli Smashing Pumpkins da Chicago, ad esempio, che lontani quanto si vuole dal grunge hanno
beneficiato dell'aggressivita' delle chitarre "nirvaniane" ("Siamese Dream" Virgin, 1993 per citarne un disco),
le Hole di Courtney Love, moglie di Cobain, con "Live through this" (Geffen, 1994),
gli inglesi Bush ("Sixteen Stone" del 1994".
Seattle ha polverizzato in poco tempo un mondo musicale che stava miseramente decadendo,
rinvigorendo generi costretti a piccoli circuiti come il punk,
il crossover, il noise-rock che improvvisamente ottengono il
lasciapassare di MTV. Un effetto trainante che ha consentito
di far conoscere gruppi considerati fino a quel momento genericamente
"alternativi" come Red Hot Chili Pepper, Afghan Whigs, Pj Harvey etc.
Se anche nell' Italia dei cantautori gruppi come Marlene Kuntz o CSI
(che di grunge hanno ben poco ma il cui suono obliquo non avrebbe
incontrato il successo che merita senza la cura Seattle), gli ottimi
Afterhours o nuovi arrivati come i Verdena vendono parecchie copie il
merito e' comunque di quel tornado proveniente dallo stato di Washington
che sembra gia' un ricordo ma che rimarra' luminoso nella storia del rock.