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Quando il Meridione rompe il silenzioPensieri a margine di un libro di nuovi scrittori che vengono dal sud nell'Italia dove cresce il razzismodi Vincenzo Cerami
Ancora calda di forno è in libreria una raccolta di racconti interessante, redatta da Stile libero, la collana economica einaudiana che non disdegna esperimenti, proposte ardite e provocazioni culturali. Il titolo, piuttosto altisonante rispetto alla natura mite dei testi, è "Disertori" ( Sud: racconti dalla frontiera ). Gli autori sono tutti meridionali: cinque napoletani ( Antonio Pascale, 1966; Antonio Franchini, 1958; Maurizio Braucci, 1966; Diego de Silva, 1964; Davide Morganti, 1965 ), due palermitani ( Giosuè Calaciura, 1960; Evelina Santangelo, 1965 ), uno scrittore di Potenza ( Gaetano Cappelli, 1954 ), uno di Lecce ( Livio Romano, 1968 ), uno di Caserta ( Francesco Piccolo, 1964 ). La postfazione di Giovanna De Amgelis tenta, un pò a fatica in verità, di individuare un tono che leghi le voci dei dieci autori del Sud, ma l'impresa, per fortuna e visto che l'Italia - checchè se ne dica - ormai è linguisticamente e culturalmente una, non conduce a risultati di rilievo. Paradossalmente sono propio i pochi racconti di sapore vernacolare o fortemente caratterizzati sul piano etnico, quelli più votati alla difesa di una identità ideologica ad apparire di retroguardia, bloccati in una visione datata del meridione. I racconti più belli, tra i quali spiccano quelli di Pascale, Calaciura e de Silva, ci raccontano invece che la letteratura è tale solo quando sia la cultura che la lingua restano pre-testi. Il lettore non deve scoprire il Sud ma ciò che è vivo nell'anima dello scrittore. E tutto ciò che è vivo è contemporaneamente attuale. La messa in scena dell'attualità del Sud è la migliore e più concreta difesa di una terra che tantissimo ha dato e continua a dare al Sapere e al Sentire del nostro Paese. Questo libro, che tra l'altro ha il merito di dare spazio e vetrina a giovani scrittori italiani, è interessante propio perchè, nel clima antimeridionalista che in molte parti del Nord si sta creando, vuole dar parola a chi non si lascia facilmente condannare all'oblio e alla rassegnazione. L'intelligenza e la sensibilità del meridione sono necessarie a tutta la cultura italiana. Sono valori umanissimi, conquistati passo passo lontano dalle distrazioni del benessere o, meglio, dall'opulenza ( dove con troppa facilità si fanno largo l'arroganza e il disdegno verso chi è costretto a rimanere indietro ). Si, perchè il Sud è indietro, economicamente, socialmente, psicologicamente. Per l'ennesima volta voglio ricordare che in una sola libreria di Milano si vende lo stesso numero di libri di tutta la Sicilia. Per non parlare della Calabria dove librerie vere e biblioteche si contano con le dita di una mano. E per l' ennesima volta voglio anche ricordare i grandi regali che molti cittadini meridionali fanno, propio nel momento del voto, a chi li disprezza di più. Sotto questa luce il titolo del libro "Disertori" è perfetto: si tratta infatti di giovani scrittori che passano dalla parte di chi non vuol morire di silenzio. Al di là, quindi, del valore letterario della raccolta, che pure è interessante, questo libro è una risposta civile e simbolica alla brutalità di quei razzisti di casa nostra che vorrebbero addirittura espellere dal Nord gli insegnanti di origine meridionale. E' un libro contro l'ignoraanza del Sud e del Nord che, questa sì, crea una povertà spirituale ben più miserabile di quella reale. La speranza è che da questa iniziativa possano prendere avvio altre imprese, nei campi diversi, in cui specchiare i problemi del Sud come problemi di tutti. C'è una ricchezza nel nostro meridione, e una tradizione di civiltà, che non bisogna disperdere o lasciare andare in rovina. Non bisogna tuttavia dimenticare che i primi avversari del meridione abitano nel meridione. Sono i "venduti" alla corruttela, al qualunquismo, al piccolo affarismo locale e alla malavita che si annida intorno al danaro pubblico. Sono quei cittadini che poche migliaia di lire vendono il propio voto svendendo la democrazia.
tratto da " Musica! " ( allegato de " La Repubblica " )
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